Milano, Unione Europea.
La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita
non basta. (Fernando Pessoa)
MILANCONIA - leggi una pagina
Nella 90
Vedi i corpi, senti gli odori, ascolti le voci.
Nella 90
vedi i corpi del mondo
tutti i corpi del mondo.
Corpi che desiderano corpi.
Occhi che scorrono su altri corpi
centimetro per centimetro.
Nella 90
non c’è che desiderio.
Nella 90
ci sono due ragazze.
Bionde, truccate
nude quanto posso esserlo
belle, quanto sanno di esserlo.

Siamo la Vienna di fine Impero, gli ultimi ellenisti, Berlino in attesa dei russi.

"Capo?"
"E che cazzo, Benzemà! Cosa vuoi ancora?"
"Non capisco, capo."
"Cosa cazzo non capisci?"
"Non capisco… lui aveva contratto, no? Tutti noi abbiamo comunque contratto, no? E allora perché non hai chiamato ambulanza?"
"Vedi che sei uno stronzo? Avete tutti un contratto solo per quel giorno, chiaro? E comunque questo è il terzo che ci rimane in due mesi. Se chiamiamo l’ambulanza è la volta buona che ci mettono tutti dentro, me, te, tutti gli altri amici tuoi. Ci fanno chiudere tutto quanto, io mi trovo in un mare di guai e tu te ne devi tornare nel tuo cazzo di Paese."
"Per questo non lo devono trovare?"
"Per questo non lo devono trovare. E adesso Benzemà stattene zitto o giuro su dio che apro la portiera e ti butto fuori."
Non fiatò più.
Di lì a poco lasciarono quella strada e ne presero una più stretta. Dopo un po’ una ancora più stretta. A un certo punto si trovarono davanti a dei grandi capannoni e lì si fermarono.
Un’altra auto li stava aspettando.
Il capo fece un segno con i fari della macchina e i fari dell’altra macchina si accesero due volte. Allora il capo scese e gli disse di fare lo stesso.
Aprirono il bagagliaio.
Il sacco era pesante, ma fecero in fretta quel che si doveva.
Risalirono in macchina.
Allontanandosi vide nello specchietto due uomini scendere dall’altra macchina, avvicinarsi a quello che avevano scaricato.
Poi il capo prese una strada a destra e lui non vide più nulla.
Si lasciavano la grande città alle spalle. Stavano tornando a casa.
Adesso il capo era molto più rilassato, per la prima volta fu lui a rivolgergli la parola.:
"Ehi, Benzemà, senti un po’..."
"Sì capo?"
"Il tuo amico... è vero che quello era un ingegnere?"
"Sono io l’ingegnere, capo, ingegnere chimico."
"Ah, davvero? Non si direbbe, non si direbbe proprio! Eh! Eh! Beh, ingegnere, preparati a vedere un bel po’ di fica, che al ritorno facciamo la Paullese..."