Milano, Unione Europea.
La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita
non basta. (Fernando Pessoa)
FOSSILI TRACCE - leggi una pagina
Da "Lucifera":
Eccoli. I vicini. Che vanno solicelli o a frotte per le scale crocchiando infamie o banalità dai trugli sempre spalancati e sbraitanti. E fanno apposta, Babuska, a tormentare la tenerella e a far scattare l’allarme ogni cinque minuti, o a sciacquare i panni trugli così che si sente uno sfruglio acquifero che scende dai tubi in corsa o di corsa tra i tubi.
E quanto cagano! Babuska, non sai!
Lo fanno apposta. Perché mai coś grande incomprensione, Babuska, da parte dei babordi trampolanti che mi odiano al punto da stuzzicarmi le orecchie tenerelle camminando sopra la mia capa tormentata con gli zoccoli indisponenti! E mi detestano fino al punto da reagire ai miei strilli asserragliando il mio innocente Bau Bau nello sgabuzzino nero per un giorno intero, oh Babuska, senza ausilio di acqua cheta, né di cibo lercio, senza compagnia di trampolanti o di altri qualsivoglia quadrupedi.
Così è stato, Babuska!
Che colpa ne ho io se attiro tanto odio?
Se sono frigida e tenerella insieme?

Da "Tangenziale. Storia di una strada e oltre...":
Immaginiamo dunque che Gustav, abbia partecipato alla distruzione del muro, insieme ad altri, che l'abbia anch'egli abbattuto e portato via a grandi pezzi, che fosse diventato col tempo un po' meno perditempo e un po' meno borchie braccialetti; e immaginiamo anche che non finì gli studi, poiché trovò lavoro come camionista per la ditta Smitz, e che anch'egli più volte la settimana, a cavallo di Bisonte Selvaggio sia passato più volte, come molti altri, per la Tangenziale di Mestre...
Come molte altre volte Gustav stava transitando per la tangenziale, direzione Trieste, cercò tra i programmi della radio un po' di musica, reduce da una notte in camion, si ripromise di bere un caffè alla prima piazzola di sosta quando proprio in quel momento ritrovò la stessa musica, casualmente, che aveva sentito quella notte sul muro; e sentendo la musica si commosse e un filo denso di lacrime gli colò dagli occhi e gli finì in bocca; si asciugò con la mano, pensò che era quasi calvo e non aveva più sogni sulla testa; un camionista qualunque che macinava chilometri d'asfalto ogni giorno tra est ed ovest, gli venne da pensare a dove aveva lasciato il ragazzo con le borchie e i sogni dritti sulla testa, il ragazzo che voleva vedere cosa c'era oltre il muro...
E proprio in quel momento si ritrovò di fronte un altro camion, grande grosso marron, col rimorchio, provò a scansarlo, ma non ci riuscì, lo sfondò comunque, chiuse gli occhi nell'urto...