Milano, Unione Europea.
La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita
non basta. (Fernando Pessoa)
non basta. (Fernando Pessoa)
DIARIO DI PRIGIONIA
un e-book di CALOGERO SPARACINO
In collaborazione con
ANED - Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
Dopo l’8 settembre 1943, 460.000 soldati italiani vengono catturati dai tedeschi dopo l’armistizio.
Gran parte viene internata nei campi in Germania e Polonia come Internati Militari Italiani (IMI), una categoria inferiore rispetto ai prigionieri di guerra. In questi luoghi infernali i nostri soldati sono costretti a turni di lavoro di dodici ore per sei giorni alla settimana, nei settori più pericolosi. Nell’ottobre del 1943 l’aviere Calogero Sparacino (di Ribera, provincia di Agrigento) è preso in Albania con migliaia di commilitoni e inviato a Nordhausen.
Questo lager fa parte di un gruppo di campi denominati “Dora”, all’inizio subalterni al campo principale di Buchenwald, ma poi divenuto indipendente col nome di Dora-Mittelbau. Vi lavorano un migliaio di detenuti, dapprima nell’allestimento di installazioni sotterranee e in seguito nella costruzione delle bombe V1 e V2.
Un racconto personalissimo, umano, semplice, decisamente antiretorico.
SCARICALO GRATIS ADESSO!
- Diario di prigionia
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ANED - Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.
Dopo l’8 settembre 1943, 460.000 soldati italiani vengono catturati dai tedeschi dopo l’armistizio.
Gran parte viene internata nei campi in Germania e Polonia come Internati Militari Italiani (IMI), una categoria inferiore rispetto ai prigionieri di guerra. In questi luoghi infernali i nostri soldati sono costretti a turni di lavoro di dodici ore per sei giorni alla settimana, nei settori più pericolosi. Nell’ottobre del 1943 l’aviere Calogero Sparacino (di Ribera, provincia di Agrigento) è preso in Albania con migliaia di commilitoni e inviato a Nordhausen.
Questo lager fa parte di un gruppo di campi denominati “Dora”, all’inizio subalterni al campo principale di Buchenwald, ma poi divenuto indipendente col nome di Dora-Mittelbau. Vi lavorano un migliaio di detenuti, dapprima nell’allestimento di installazioni sotterranee e in seguito nella costruzione delle bombe V1 e V2.
Un racconto personalissimo, umano, semplice, decisamente antiretorico.
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